Non arei mai pensato di abbandonare le strade trafficate, di lasciare le ombre della città, di desiderare così tanto spezzare catene invisibili seppur sicure, ma le mie mani hanno desiderato toccare la rugiada dell’alba e di sporcarsi con la terra! Sì, le mani, quelle stesse mani che, in un’epoca di schermi, erano diventate estranee a ciò che è semplice e vero.
Ciò che conta ora è il cammino, il lento e meraviglioso viaggio che mi riconduce a me stessa, un viaggio che mi invita a intrecciare la mia storia con quella dell’universo, ad abbracciare la vita in tutta la sua imperfezione! In questo luogo, ho trovato risposte a domande che non avrei mai osato chiedere.
Questa Lucania, terra di tanti silenzi e infiniti segreti, ho iniziato ad amarla leggendo Frank Arleo, mi sono immersa in un passato che tentava di vivere nel presente, in una bellezza cruda eppure sublime. Quante volte ho desiderato perdermi tra le stradine tortuose dei suoi borghi, dei suoi boschi e del suo mare, abbracciata ad un cielo che immaginavo come dipinto da un artista innamorato.
Ma non sono state solo le immagini così ben descritte a colpirmi; bensì le riflessioni profonde che Arleo intreccia nei suoi scritti, un telaio che tesse la storia di un popolo con un filo sfilato da vecchi abiti. Leggere di quelle civiltà che si sono susseguite, di come ogni invasione abbia lasciato un segno, è stato come ascoltare il battito di un cuore che, seppur ferito, continuava a pulsare con forza.
Solo un viaggio dell’anima, fatto di sincronicità, incontri e coincidenze inaspettate, mi avrebbe potuto portare fin qui a scoprire la bellezza di un luogo che risuona con me nel profondo, in un viaggio che non credo avrà fine.